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Perché il 5G è importante per le aziende e nella riduzione del digital divide

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a cura di Marco Scuri

Il 5G è al centro della strategia di rilancio dell’economia italiana. Se da un lato quindi c’è chi vorrebbe accelerare il lancio del 5G, dall’altro c’è chi si oppone anche alla minima implementazione.

Alcuni comuni protestano da tempo contro il 5G e recentemente i cortei a l’Aquila e Firenze confermano che parte della popolazione è convinta che il 5G sia nocivo. Più di 300 comuni italiani hanno dato un KO precauzionale alla realizzazione di antenne 5G sul loro territorio, con la preoccupazione che il proliferare di antenne 5G possa causare problemi di salute e inquinamento elettromagnetico.

Tra queste due posizioni sembrano esserci forti distanze nella comunicazione. Gli addetti ai lavori sostengono che il 5G cambierà la nostra vita e che le preoccupazioni per la salute sono infondate, mentre gli oppositori del 5G vedono questa tecnologia come inutile e dannosa.

Va chiarito innanzitutto perché molti vorrebbero uno sviluppo accelerato del 5G.

Questa tecnologia promette infatti di abilitare una serie di innovazioni che cambieranno radicalmente la nostra vita:

  • Internet of Things (IoT): i dispositivi di tutto il mondo saranno connessi a Internet consentendone la comunicazione e lo scambio di dati real-time (elettrodomestici, orologi, videocamere, wearable, ecc.)
  • Realtà virtuale o aumentata (VR / AR): che si tratti di giochi, esplorazioni o acquisti, grazie al 5G tutto sembrerà più dinamico e istantaneo
  • Smart City e Smart Farm: la nostra quotidianità sarà sempre più interconnessa, con macchine che si guideranno da sole e campi che verranno irrigati in maniera intelligente
  • Robotica e Remote Operations: si potrà fare affidamento sulla rete per gestire a distanza operazioni delicate come per esempio la costruzione di un edificio

Il 5G è fondamentale per queste innovazioni perché ha tre caratteristiche:

  • Banda ultra-larga: permetterà di scaricare dati di dimensioni considerevoli, con velocità estremamente elevate
  • Densità di connessione: abiliterà la connessione simultanea di un numero radicalmente maggiore di dispositivi (macchine, wearable ecc.)
  • Latenza ultra-ridotta: migliorerà la stabilità di connessione, creando la sicurezza necessaria per eseguire applicazioni che richiedono affidabilità e reattività real-time

Senza queste caratteristiche, queste innovazioni sarebbero irrealizzabili. I Paesi con una rete 5G avanzata creeranno dunque un contesto favorevole alla realizzazione di queste innovazioni, mentre i Paesi con una rete 5G in uno stato più arretrato si ritroveranno ad inseguire.

Dall’altro lato abbiamo però i cortei di protesta

La preoccupazione di questi movimenti è dovuta alle emissioni elettromagnetiche del 5G, considerate troppo alte e quindi nocive per la salute. Quello che sorprende è che tra i comuni che hanno bloccato il 5G ci sono pure realtà come Civitavecchia, comune che potrebbe beneficiare fortemente dal 5G visto che molti ambiti di applicazione sono stati sviluppati intorno ai porti, ad esempio per quanto riguarda tracciabilità e logistica.

Analizzando nel merito i limiti imposti per legge sulle emissioni elettromagnetiche, in Italia c’è un massimo di 6 Volt/metro, a fronte di una media europea che è oltre i 40 V/m. A riguardo, l’ICNIRP, la principale organizzazione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti, stabilisce un limite di 61 V/m, anche per le frequenze relative al 5G. L’Italia ha quindi una posizione estremamente cautelativa nei confronti delle emissioni elettromagnetiche, avendo un limite 10 volte più basso.

La conseguenza di questo limite estremamente ridotto è però che in moltissimi casi serve smantellare siti 3G e 4G prima di introdurre nuove antenne 5G, rallentando l’implementazione. Oppure gli operatori sono costretti ad impostare sulle antenne 5G una potenza nettamente inferiore a quella raggiungibile. Questo riduce l’efficacia del 5G, portando ad una velocità di connessione più bassa. Per assurdo, è proprio questo limite che porta alla necessità di mettere molte più antenne per coprire il territorio, con costi elevati per gli operatori di telecomunicazione e un impatto ambientale e visivo non indifferente.

Visti questi limiti così stringenti e cautelativi, sorprendono dunque i cortei di questi giorni contro il 5G. Infatti, anche innalzando i limiti, l’Italia sarebbe comunque nei limiti considerati sicuri dall’ICNIRP così come da tutte le principali organizzazioni internazionali.

Nonostante questo, l’Italia è attualmente il terzo Paese in Europa per adozione del 5G (dopo Germania e Finlandia) ma rimane in svantaggio rispetto a Paesi come Cina, Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone, dove si prevede che la penetrazione del 5G sarà intorno al 50% del territorio entro il 2025. In Europa questa percentuale è stimata intorno al 30%.

Se dunque l’adozione del 5G non dovesse accelerare, l’Italia si ritroverebbe a competere ad armi impari con questi Paesi. Il rischio è che si ripeta quanto avvenuto per i computer e gli smartphone, anche per quanto riguarda IoT, VR, Smart City e Robotica, cioè con Stati Uniti ed Asia a dominare il mercato.

5G e digital divide

Nel contesto italiano inoltre c’è da considerare un altro aspetto fondamentale, cioè il digital divide.

La copertura in fibra del territorio italiano si concentra infatti nelle principali aree urbane e ad oggi circa 1200 comuni di fatto non hanno segnale internet. Anche distretti molto importanti per il tessuto industriale italiano non sono coperti adeguatamente dalla fibra. Rimangono le cosiddette aree bianche e aree grigie dove non c’è connessione internet o dove ci si affida a connettività ormai superate.

Il recente periodo di lockdown non ha fatto altro che esporre in maniera evidente i limiti di gran parte del territorio, che non ha avuto gli strumenti per garantire uno smart working adeguato e prolungato. Nel contesto attuale dove si prevede un ruolo sempre maggiore del lavoro da remoto, è fondamentale quindi colmare quanto prima questo gap di connettività.

Il 5G promette di ridurre in maniera sostanziale il digital divide, grazie ad una tecnologia chiamata Fixed Wireless Access (FWA). L’FWA è una tecnologia in grado di trasmettere le onde radio di un’antenna verso una postazione fissa. Questa tecnologia è già utilizzabile con il 4G e permette di fornire connettività in aree remote non raggiunte dalla fibra. In un recente evento organizzato da Telco per l’Italia, Fabrizio Rocchio, CTO di Vodafone Italia, ha annunciato l’ingresso del FWA 4G su 2000 comuni, con performance già superiori rispetto all’ADSL.

Con il 5G questa tecnologia potrà compiere un ulteriore salto in avanti, rivelandosi a tutti gli effetti come una valida alternativa alla fibra fino a casa (FTTH). In questo senso si può leggere la recente presa di posizione del CEO di Fastweb, Alberto Calcagno, che ha dichiarato: “Piano banda ultra-larga inadeguato. I tempi sono cambiati. L’idea di coprire le aree bianche con la fibra fino a casa cozza con la necessità di accelerare il roll-out. L’FWA con il 5G rappresenta la soluzione”.

L’FWA con il 5G promette prestazioni ultra-broadband a costi contenuti, consentendo quindi di colmare quel digital divide che ancora affligge molti comuni del territorio italiano, compresi molti distretti industriali strategici per il nostro Paese.

Affinché il 5G possa portare a innovazione e digitalizzazione dell’economia italiana, serve però superare la situazione attuale che vede attori diversi su posizioni radicalmente opposte.

Per sfruttare appieno il potenziale di questa tecnologia è infatti fondamentale che diversi attori collaborino alla definizione e implementazione di applicazioni e servizi a valore aggiunto. Non basta infatti chi fornisce l’infrastruttura e la implementa sul territorio (es. TIM), ma servono anche delle aziende che sfruttino le caratteristiche del 5G per fornire servizi agli utenti finali.

Rimane un grande punto di domanda per quanto riguarda quest’ultimo anello della catena del valore. In questo spazio si inseriscono le aziende del tessuto industriale italiano, che potrebbero sfruttare la connettività 5G per realizzare servizi innovativi, per rendere più efficienti le proprie operazioni o per migliorare la logistica.

Da un lato ci sono le grandi aziende, che in alcuni casi hanno già cominciato a lavorare sul 5G. Un esempio è FCA, che a fine 2019 ha annunciato la versione 5 della piattaforma Uconnect, predisposta al 5G e in grado di far comunicare un’autovettura con l’altra.

Dall’altro lato c’è la quasi totalità delle PMI italiane, che risulta ancora ferma nell’adeguamento al 5G. Molte PMI non sono state informate adeguatamente sul potenziale del 5G e sugli impatti che avrà sulla loro operatività quotidiana. Questo si aggiunge ad un contesto generale dove, complice il digital divide, mancano le competenze digitali per sfruttare al meglio la connettività. Nell’edizione 2020 del DESI, l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società pubblicato dalla Commissione Europea, l’Italia si colloca in fondo alla classifica, con un livello di competenze digitali molto basso, complice un numero di specialisti ICT molto al di sotto della media UE.

Il contesto italiano evidenzia di fatto un forte paradosso.

Gli operatori di telecomunicazione che stanno investendo nel 5G sono rallentati dalla burocrazia e dai limiti estremamente stringenti. Tuttavia, questi limiti non sono sufficienti per tranquillizzare quei territori, spesso non coperti adeguatamente dalla connettività. Eppure, sono proprio quei territori che potrebbero sfruttare il 5G e l’FWA per connettersi finalmente con il resto del mondo. Infine, anche volendo sfruttare il 5G, mancano a molte aziende le competenze digitali necessarie.

Per superare questa situazione è fondamentale dunque una collaborazione a 360° tra operatori di telecomunicazione, aziende e società civile. Questa collaborazione si deve basare su una diffusione delle competenze digitali, su una comunicazione trasparente e su una capacità di innovare i modelli di business delle aziende. Solo collaborando si potranno superare le posizioni radicali e si potrà realmente costruire un 5G che sia utile a tutto il Paese.

Il 5G può essere l’occasione per rilanciare il Paese, ma non basta accelerare sul lancio della rete. Serve costruire un ecosistema di aziende che gravitano intorno a questa tecnologia. È fondamentale sia per la competitività del nostro Paese sia per colmare finalmente il digital divide.