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La sostenibilità tra obbligo normativo e processo strategico di pianificazione

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a cura di Raffaele Del Mastro

È ormai passato un anno da quando la Commissione Europea ha pubblicato il Green New Deal, in cui presenta la nuova strategia di crescita che mira a trasformare l’economia rendendola “moderna, competitiva ed efficiente” sotto il profilo dell’utilizzo risorse, con zero emissioni nette di gas serra entro il 2050. Le strategie e gli obiettivi contenuti nel testo sono molteplici e differenziati per diminuire le emissioni e il consumo delle risorse naturali: la decarbonizzazione dell’intero sistema energetico tramite l’efficientamento, l’utilizzo delle fonti rinnovabili e l’interconnessione dei sistemi; l’economia circolare, per produrre prodotti sostenibili, progettati in ottica di riutilizzo virtuoso dei materiali; il sostegno ad interventi edilizi che riducano i consumi energetici e ad una mobilità sostenibile, con nuove modalità di trasporto smart.

L’Unione Europea ha quindi deciso di puntare decisamente sullo sviluppo sostenibile ma questo ha avuto o avrà impatti sulla singola azienda? In altri termini, l’azienda deve inserire la sostenibilità nel processo strategico oppure considerarla solo un ulteriore obbligo normativo? Per rispondere alla domanda bisogna partire dalla descrizione di sviluppo sostenibile: lo sviluppo sostenibile è un processo di cambiamento per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali devono essere resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali secondo una definizione di fine anni 80.

In concreto nelle imprese la sostenibilità si realizza agendo su tre dimensioni: ambientale – ridurre al minimo il consumo delle risorse naturali; sociale – garantire sicurezza e uguaglianza ai collaboratori; economica – creare modelli di business che creino valore crescente nel tempo.

Di conseguenza le imprese che operano in un’ottica di brevissimo periodo ritengono la sostenibilità un vincolo normativo che genera costi e rappresenta un freno alla crescita mentre quelle aziende che agiscono in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo considerano la sostenibilità un cardine della propria strategia. Infatti, un’impresa gestita con i principi della sostenibilità ha dei vantaggi in termini di reputazione e valore del brand in quanto i clienti, sempre più attenti a queste tematiche, diventano i primi sostenitori e sponsor dell’azienda stessa.

Inoltre la sostenibilità rappresenta anche una leva per ridurre costi e rischi favorendo la revisione dei processi aziendali interni ed esterni, l’ottimizzazione dell’uso delle risorse e la riduzione degli sprechi. In aggiunta, un’azienda sostenibile, curando con maggiore attenzione le risorse umane, ha dei dipendenti molto più soddisfatti che impattano positivamente sull’attività ordinaria dell’azienda. Non da ultimo, un’azienda sostenibile è avvantaggiata quando nuovi vincoli normativi vengono introdotti nel settore avendo un vantaggio competitivo sui priori concorrenti.

sostenibilità aziendale

In sintesi, la sostenibilità non si identifica con certificazioni, filantropia o codici etici ma, al contrario, è uno “stile” che guida le decisioni analizzando tutti gli impatti che esse provocano nel breve, nel medio e nel lungo periodo a vantaggio di tutti gli stakeholders aziendali, generazioni future comprese.

Diverse aziende hanno iniziato il percorso della sostenibilità. BMW progetta fin dall’inizio le sue vetture pensando ad uno smaltimento finale compatibile. Nestlé sta applicando concretamente le strategie di economia circolare. In Svizzera ha aperto un grande impianto di biogas alimentato dal letame prodotto dal bestiame degli agricoltori locali. Questo impianto genera energia per la fabbrica di imbottigliamento di Henniez e per la rete elettrica svizzera, fornendo agli agricoltori un prodotto di scarto utilizzabile come fertilizzante.

La decisione di integrare i principi della sostenibilità al proprio interno comporta, per l’impresa, un cammino di progressiva innovazione, sviluppato attraverso un costante processo strategico di pianificazione e un cambiamento in tutte le funzioni aziendali. La Governance deve sposare tutti i principi di sostenibilità ed abituare il management ad integrarli nella visione strategica. La comunicazione interna è lo strumento per creare il giusto commitment, in quanto genera consapevolezza e coinvolgimento di tutte le funzioni aziendali.

La Ricerca e Sviluppo deve ideare il nuovo prodotto in linea con i principi dell’economia circolare e l’ingegnerizzazione dello stesso comporta la revisione di tutti i processi aziendali: la sostenibilità riguarda non solo “cosa l’azienda fa” ma anche il “modo in cui lo fa”. Infine le funzioni di controllo devono identificare nuovi KPI per monitorare performance e impatti generati ed è necessario rivedere la comunicazione e il rapporto con gli stakeholders. Pensare e operare in modo sostenibile non significa, solamente, “sbagliare di meno” – inquinare meno, produrre meno rifiuti, consumare meno risorse – ma, implica un forte impegno: la sostenibilità è proattività, non reattività.